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Diagnosi ritardata e malattia incurabile: è  responsabile il medico. Nov 21, 2017

Diagnosi ritardata e malattia incurabile: è responsabile il medico.

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Il caso: una paziente richiedeva la prestazione professionale di un medico, lamentando forti dolori addominali. Dagli esiti degli esami clinici prescritti dal medico incaricato, quest’ultimo diagnosticava un’ernia ietale, non disponendo, di contro, idonei accertamenti istologici che, qualora eseguiti tempestivamente, avrebbero rilevato con sensibile anticipo la natura tumorale della patologia da cui soffriva la paziente. Le cure apprestate, quindi non sortivano alcun effetto e la paziente moriva.

La Corte d’Appello di Bari assolveva il medico dall’accusa di omicidio colposo ex art. 589 c.p., ritendendo che la condotta dell’imputato non fosse stata causalmente idonea a determinare la morte della paziente, morte che, vista la natura del male che l’affliggeva, sarebbe comunque avvenuta.

Sul punto, è recentemente intervenuta la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 50975 dell’8 Novembre u.s., annullando con rinvio la pronuncia di appello ai soli effetti civili, vista l’avvenuta prescrizione del reato di omicidio colposo.

La sentenza in commento, uniformandosi ad altri precedenti giurisprudenziali conformi, ha ribadito come in tema di colpa professionale medica, l'errore diagnostico si configura anche quando si ometta di eseguire controlli ed accertamenti doverosi ai fini di una corretta formulazione della diagnosi.

Ne deriva che è responsabile il medico anche quando la sua omissione abbia contribuito alla progressione del male e l'errore costituito dalla diagnosi tumorale colposamente tardiva abbia determinato il decesso del paziente o l'abbreviazione della sua sopravvivenza.

Ed infatti, sulla base di un giudizio controfattuale, confortato dalle risultanze istruttorie, era emerso come una diagnosi corretta e tempestiva avrebbe potuto scongiurare un decorso infausto almeno in tempi così brevi, consentendo alla paziente di ricorrere a protocolli terapeutici (ad es. asportazione parziale dell’organo affetto da tumore) idonei a garantire la guarigione o, comunque, a incrementare consistentemente le sue speranze di vita.

In definitiva, l’essere affetti da un male terminale non fa venir meno la responsabilità del medico che abbia ritardato la diagnosi corretta, costituendo anche il solo prolungamento della vita, di settimane o anni, un elemento da prendere in considerazione a tal fine.

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